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dal libro:

Piano di Sorrento - pagine di storia

Autore: Ciro Ferrigno
Editore: Tipografia Gi-Enne
Anno 2005

 

PIANO DELLE TRE CROCI

Tutta la storia di Piano di Sorrento è scandita nel fluire del suo tempo dalla presenza del simbolo cristiano per eccellenza, la Croce.

La leggenda vuole che San Pietro, nel suo viaggio dalla Palestina verso Roma, sia sbarcato a Crapolla, in seguito ad una tempesta ed abbia predicato, anche in un angolo del Piano, il suo Vangelo. Suggello di ciò sarebbe l'antica Croce scolpita su di una pietra di piperno, persa e poi ritrovata, collocata su di un muro in via Bagnulo. E' la prima Croce, testimonianza di tempi remoti, simbolo forse di quei padri che distrussero l'antico simulacro della ninfa marina ed innalzarono alla gloria del nostro primo altare la Madonnina di Galatea.

E c'è poi la Croce Solitària, la Croce che da secoli e secoli percorre le vie del Piano all'imbrunire del Giovedì Santo, nello stuolo dei Bianchi penitenti. E' questo il simbolo totemico della collettività carottese; intorno ad essa si svolge la "danza rituale" del popolo di Piano e segna il ritorno degli emigrati, lo sbarco dei marittimi, l'appuntamento per la famiglia che si riunisce, l'irresistibile richiamo per chi torna, per chi non può mancare. E' l'identità più vera, il richiamo inconscio, la cartina di tornasole. La sua ombra proiettata nelle giornate di passione è la forza che restituisce volti e nomi del passato, richiami ancestrali, suggestioni struggenti di chi fu e di ciò che fu.

E poi la Croce del Vico Alvano, Croce del tempo nuovo, metallica, di bulloni di ferro e tiranti, di forza, di ruggine, di incendi e tempeste, di una terra sconvolta e vilipesa che si piega e rinasce, brucia e rifiorisce a se stessa, ma fino a quando? L'Arcangelo, che conosce il suo popolo nell'intima essenza, cede il suo giorno di festa alla malinconica radice del suo Piano e "Vincitor la Croce, inalbera Michele invitto alfiere" come recita dal tempo dei tempi il suo inno più bello. Io questo mio paese lo chiamerei Piano delle Tre Croci.

Ciro Ferrigno